Chi, come, e perché qualcuno decise che le Colonne d’Ercole erano a Gibilterra? E perché proprio laggiù dove i Greci non arrivavano? Per rispondere a queste domande l’autore perquisisce il mondo degli Antichi restituendo la parola ai Grandi Classici. E, a sorpresa, le loro testimonianze indicano che le “prime” Colonne d’Ercole non erano tra Spagna e Marocco, ma al Canale di Sicilia, vera frontiera tra Greci e Fenici, nel tratto di mare ancora oggi più assassino del Mediterraneo. A spostarle a Gibilterra – per farne il limite al Nuovo Mondo ampliato da Alessandro Magno – fu Eratostene, il Gran Bibliotecario di Alessandria, Padre della Geografia. Uno spostamento quello che ha criptato per ventidue secoli ogni racconto greco sull’Occidente, esiliato a galleggiare nell’Atlantico di oggi.
“Omphalos. Il primo centro del mondo’ restituisce un senso (ma anche una geografia reale) alle parole degli antichi e all’isola di Atlante, la Sardegna che fino al XII secolo a.C. funzionò da Montagna Cosmica per tenere in ordine spazio e tempo nella preistoria. Nel libro si verificano due miti paralleli: quello di Atlante e della sua isola al centro del mondo (di cui parlano Platone, Omero, Esiodo, Socrate, Aristotele & C.) e quella di Amleto e del suo Mulino Cosmico, che teneva in ordine tempo e spazio nel Primo Mondo, quello dell’Età dell’Oro di Kronos. Storie parallele quelle di Atlante e Amleto? O un’unica storia straziante raccontata in modo differente? Basta misurare su un mappamondo il 40° parallelo Nord, per rendersi conto che lì, proprio al centro, perfettamente equidistante dalle coste pacifiche di Giappone ed America, c’è un isola che sbuca, a sorpresa, dal mare: un’isola già antica per gli antichi prima felice poi pestilente, malarica, abbandonata. Un album fotografico mostra quel che avvenne: decine e decine i nuraghi sepolti vivi sotto il fango com’era su Nuraxi di Barumini prima che Giovanni Lilliu gli levasse di dosso quella collina coltivata a fave. Finisce – nel 1175 a.C., giurano gli egizi e Giovanni Lilliu – la civiltà nuragica e la sua storia continua sui picchi d’Italia. Orte, Orvieto, Cortona, Volterra, Verucchioio: un popolo del mare più distante possibile dal mare. Ormai, però, si chiamano etruschi. Plutarco – in vita di Romolo – ce li dice “Coloni dei Sardi”. Perché non credergli? Del resto basta guardare le splendide foto di Gianluca Belei presentate nel libro: il loro Aldilà è l’Isola dei Padri. Un Mar Sacro in cui tuffarsi, una meta felice da raggiungere pagando l’obolo a Caronte, e tenendo in mano l’Omphalos, simbolo sacro di quel centro del mondo che hanno dovuto abbandonare.”